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domenica 16 febbraio 2014

Internet e i giovani.

Eccovi l'articolo sul rapporto tra i giovani ed internet. Potrà esservi utile nella realizzazione del testo argomentativo che vi hon assegnato per mercoledì. Buon lavoro!


Internet e i giovani

mercoledì 5 febbraio 2014

E' possibile inquinare meno?

Pubblico il testo sulla riduzione degli sprechi di energia, nei diversi ambiti dell'attività dell'uomo. Sulla base di questo documento, scrivete un testo argomentativo dal titolo " E' possibile, oggi, inquinare meno, riducendo gli sprechi di energia? Esponi le tue considerazioni sull'argomento, sulla base dei brani letti in classe sul tema ambientale e dei documenti a tua disposizione."

Buoni propositi antiinquinanti 

Vi consiglio anche questa interessante lettura che ha per oggetto la realizzazione di un condominio a bassissimo impatto ambientale, in cui è possibile risparmiare sulle bollette, ridurre gli sprechi delle risorse energetiche e contemporaneamente evitare di contribuire al crescente inquinamento planetario.


La casa (ecologica) dei miracoli

Provate, inoltre, ad analizzare i grafici sottostanti, in cui vengono esplicitati i consumi derivanti dall'uso dei diversi mezzi di trasporto e  le principali cause dell'inquinamento dell'aria in Italia. I dati mostrati potranno esservi utili per sostenere la vostra tesi.

 



Infine, inserisco un link che vi collegherà ad un articolo riguardante la natura delle diverse forme di emissioni di gas nocivi per l'uomo e per l'ambiente. E' ricco di grafici che ci permettono di risalire all'origine del problema dell'inquinamento. Quali sono i settori dell'attività umana ad incidere maggiormente sulla crisi del nostro pianeta e sui cambiamenti climatici?


martedì 17 dicembre 2013

Analisi logica per le vacanze di Natale (3°A)



1.       Nel mese di dicembre ognuno di noi ritorna nella sua città per i festeggiamenti della dine dell’anno.
2.       Mia cugina Michela è stata colta da un malore durante il concerto di Natale.
3.       Il celebre cantautore Lucio Dalla ha inciso parecchi album di musica leggera.
4.       Ho discusso una tesi di laurea sul Romanticismo italiano.
5.       Aiuterei con piacere quell’uomo che vive di elemosina.
6.       Tagliare la carne con il coltello non è sempre facile.
7.       Quest’anno Luisa è stata bocciata per via delle numerose materie insufficienti.
8.       Per il trasloco da Pavia a Cremona abbiamo contattato una famosa ditta di autotrasporti.
9.       All’età di 15 anni, frequentava compagnie poco raccomandabile.
10.   Per le mie convinzioni non comprerei mai un fucile da caccia.
11.   Lidia a Marco erano i protagonisti della commedia di Moliere.
12.   Mi piace il risotto con il radicchio rosso trevigiano per il suo sapore decisamente particolare.
13.   Di pomeriggio alcuni dei miei compagni di classe si ritrovano presso la biblioteca comunale di Persichello.
14.   Quell’albero secolare è stato abbattuto da un fulmine improvviso, durante un recente temporale che ha colpito la nostra zona.
15.   La prossima settimana andrò in Germania per lavoro e lì mi fermerò per un mese.

Buon lavoro!

I personaggi dei Promessi Sposi


Picture
"Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non interrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a ristringersi, e a prender corso e figura di fiume..."





I Promessi sposi sono un romanzo storico ambientato nella Lombardia del 1628-1630, che ha per protagonisti i giovani Renzo Tramaglino e Lucia Mondella il cui matrimonio viene impedito dal signorotto del loro paese, don Rodrigo, a causa di una futile scommessa col cugino Attilio. In seguito a un tentativo di rapimento della ragazza, i due fidanzati sono costretti a separarsi e a fuggire, andando incontro a una serie di disavventure (Lucia incontrerà la monaca di Monza, l'innominato, il cardinal Borromeo, mentre Renzo sarà coinvolto nei moti popolari a Milano il giorno di S. Martino del 1628 e dovrà rifugiarsi nel Bergamasco). La peste del 1630 farà in modo che i due promessi si ritrovino nel lazzaretto di Milano e, in seguito alla morte del loro persecutore a causa dell'epidemia, potranno infine sposarsi e trasferirsi nel territorio di Bergamo.  

Renzo
Giovane che, nato e cresciuto nel limitato ambiente del suo paese, conosce la vita solo nei suoi aspetti più semplici e consueti, la fatica del lavoro e la forza degli affetti. Rimasto orfano in giovane età, è abituato a badare a se stesso e si è creato un onesto lavoro, una sicurezza per sé e per la sposa prescelta, Lucia. Di indole buona, ha tuttavia un temperamento impetuoso, incline a scatti e a ribellioni improvvise. Si tratta di esuberanza, più che di prepotenza. Renzo non è privo di una naturale intelligenza e furbizia che lo aiutano nei momenti critici ma che forse non bastano quando si trova immerso nei problemi al di fuori del suo paesello, perso tra le mura della città. Renzo è incline a giudicare il prossimo con ottimismo, ma quando è sicuro di essere oggetto d'ingiustizie si ribella, mettendo in moto la sua scaltrezza. Contro il rivale, Don Rodrigo, si scaglia furiosamente, ma alla fine il suo equilibrio e la sua fede in Dio lo inducono a perdonare.
Lucia
Giovane donna, le cui caratteristiche, fisiche e morali, sono tra le meno appariscenti che ci sia dato attribuire ad un soggetto umano ed a un personaggio di romanzo. Lucia non è passiva come potrebbe sembrare, ella si oppone con tanta forza a tutto ciò che la sua coscienza non può approvare in modo attivo, agendo in una direzione sola, quella del bene, usando le armi della fede, della preghiera e del lavoro. Ragazza umile, del popolo, alla quale la modesta origine non impedisce di albergare nell'animo una nobiltà di sentimenti e di ideali a fare invidia a persone di più alta nascita e cultura, ella è conscia dei suoi doveri di donna e di cristiana, che una strana sorte ha portato in mezzo ad una serie di loschi intrighi, di terribili vicende. Sensibile al richiamo degli affetti e alla voce della nostalgia, preda della paura nei momenti più drammatici, non si abbandona mai alla disperazione, ma istintivamente trova dentro di sé le risorse per riacquistare l'equilibrio e la pace dello spirito.
Don Abbondio
Curato del paese di Renzo e Lucia, dovrebbe unirli in matrimonio ma, minacciato da Don Rodrigo, cerca di evitare a tutti i costi di celebrare le nozze e lo farà solo alla fine del romanzo, quando ogni pericolo sarà svanito. La vita di Don Abbondio si svolge tutta nell'orbita di Don Rodrigo e sotto l'influsso del suo principale difetto, la paura. La sua storia non è altro che la storia della sua paura e di tutte le manifestazioni attraverso le quali essa si rivela. Gretto, meschino, egoista fino all'impossibile, non è uomo cattivo, ma nemmeno buono; egli vive come in un limbo tormentato dalla paura; vede ostacoli e insidie anche dove non ci sono e l'angoscia e la preoccupazione di riuscire ad uscirne indenne lo rende incapace di prendere posizione tra il bene e il male. Anche quando, per un breve attimo, le parole del Cardinale, sembrano risvegliare in lui una luce, questa non riesce a giungere agli strati superiori della sua coscienza. Il suo carattere, oltre a creare vari spunti di comicità, non è privo di una certa grettezza che egli rivela per la soddisfazione dello scampato pericolo.
Don Rodrigo
Signorotto invaghitosi di Lucia che, solo per capriccio, vuole avere per sé. Egli rappresenta l'espressione umana e il simbolo del suo secolo; non riveste una carica particolare, ma è uno dei tanti nobilotti dell'epoca, uno qualsiasi. Il suo carattere, per niente deciso e fermo, riflette passivamente e fedelmente le magagne e le ingiustizie sociali dell'epoca in cui è chiamato a vivere. Di lui non viene data una descrizione vera e propria, né fisica né morale, sebbene sia lui il responsabile di tutta la vicenda; noi lo conosciamo attraverso i simboli e gli attributi della sua forza e della sua autorità: il suo palazzo, i suoi servi e le sue azioni. Cattivo genio di tutta l'azione, sicuro che la sua posizione sociale e gli appoggi di persone influenti gli garantiscono l'impunità, conosce solo una legge, quella del più forte. Pur essendo malvagio, non ha il coraggio delle sue azioni, preoccupato dalle conseguenze che esse hanno. Dopo le minacce di Padre Cristoforo, probabilmente rinuncerebbe volentieri al piano malvagio, ma persevera solo per questione di puntiglio e orgoglio vedendosi costretto a ricorrere all'aiuto di chi è più malvagio di lui, di chi veramente sa fare il male, l'Innominato. Purtroppo la conversione di quest'ultimo capovolge la vicenda e Don Rodrigo sarà cpstretto ad andarsene, a nascondersi, fino a quando la peste non lo coglierà e lo condurrà alla morte nel lazzaretto di Milano.
Agnese
E' la madre di Lucia.. Il suo carattere deciso e sbrigativo la porta ad una sicurezza di giudizio che non sempre si rivela esatta; la sua sollecitudine e l'amore per la figlia Lucia, velati da un riserbo proprio delle persone abituate ad una vita semplice e ridotta ai valori essenziali, la sua facilità di parola e la sua spontaneità, costituiscono un marchio inconfondibile. Profilo vivo e veritiero, riesce subito simpatica per la sollecitudine con cui si dispone ad aiutare la figlia nel raggiungimento della sua felicità. Anche se, spinta da troppa sicurezza, è portata a vedere solo una faccia della realtà, il suo ottimismo la induce ad escogitare sempre nuove soluzioni per far trionfare la giustizia e il bene di Lucia.
Padre Cristoforo
Frate cappuccino del convento di Pescarenico, poco distante dal paese dei due promessi sposi, egli è la guida spirituale cui si affida Lucia. La sua indole ribelle, ma al tempo stesso generosa è già delineata fin da quando, non ancora frate, porta il nome di Lodovico. Abituato sin da giovane all'agiatezza e al lusso, cresce alimentando un'abituale fierezza che lo porta, come il padre, a scagliarsi contro l'ostilità del mondo aristocratico, conducendo una guerra aperta contro i suoi rivali e schierandosi a fianco dei deboli che avessero subito da essi un sopruso. Questo suo atteggiamento lo porterà al famoso duello dal quale uscirà con la convinzione della sua vocazione. La figura del frate grandeggia, non come quella di un essere superiore, ma come quella di un uomo tra gli uomini, che ha vissuto le sue esperienze e ha formato il suo carattere proprio in mezzo al complicato mondo seicentesco. In lui, immagine viva e vera, si può vedere il simbolo dell'eterna lotta tra il bene e il male, tra forza materiale e forza spirituale che, sorretta da una fede senza confini, è destinata a trionfare. Quello che egli prima operava a servizio di una giustizia umana, ora opera a servizio di quella divina e proprio in questa continuità risiede la reale umanità del personaggio. L'ultima immagine che abbiamo di lui, con i segni della fine sul volto, è quella al lazzaretto, a servire i bisognosi come in tutta la sua vita.
Innominato
L'Innominato è una delle figure psicologicamente più complesse e interessanti del romanzo. Personaggio storicamente esistito nel quale l'autore fa svolgere un dramma spirituale che affonda le sue radice nei meandri dell'animo umano. L'Innominato, figura malvagia, la cui malvagità  incute rispetto, è il potente cui Don Rodrigo si rivolge per attuare il piano di rapire Lucia. In preda a una profonda crisi spirituale, l'Innominato scorge nell'incontro con Lucia un segno, una luce che lo porta alla conversione; solo in un animo simile, incapace di vie di mezzo, una crisi interiore può portare a una trasformazione integrale. Durante la famosa notte in cui Lucia è prigioniera nel castello, la disperazione dell'Innominato giunge al culmine, tanto da farlo pensare al suicidio, ma ecco che il pensiero di Dio e le parole di Lucia lo salvano e gli mostrano la via della misericordia e del perdono.

lunedì 25 novembre 2013

Il pessimismo leopardiano


In classe abbiamo cominciato a studiare Leopardi  e il suo pensiero filosofico. In primis, inserisco una lettura de L'infinito di Leopardi eseguita da un celebre attore di teatro, Giorgio Albertazzi, in modo che possiate esercitarvi e avere un'idea di come si debba recitare una poesia.;-)


Proseguo cercando di spiegare, nella maniera più chiara e semplice possibile, quali siano i capisaldi del pensiero leopardiano, di cui abbiamo cominciato a discutere durante la lezione in classe.




Al centro della meditazione di Leopardi si pone l’infelicità dell’uomo. Egli  individua la causa prima in alcune pagine dello Zibaldone. Identifica la felicità con il piacere sensibile e materiale. L’uomo aspira a un piacere infinito, ma, dato che nessuno dei piaceri particolari goduti dall’uomo può soddisfare questa esigenza, nasce in lui un senso di insoddisfazione perenne. Da questa tensione inappagata nasce l’infelicità dell’uomo e il senso della nullità di tutte le cose. L’uomo è dunque necessariamente infelice. La natura, che in questa prima fase è concepita da Leopardi come madre benigna, ha voluto sin dalle origini offrire un rimedio all’uomo: l’immaginazione e le illusioni.

La poetica del vago e indefinito

La teoria del piacere è fondamentale nel pensiero leopardiano: è il nucleo della sua filosofia pessimistica e della sua poetica. Se nella realtà il piacere infinito è irraggiungibile, l’uomo può figurarsi i piaceri infiniti mediante l’immaginazione. La realtà immaginata costituisce la compensazione, l’alternativa ad una realtà vissuta che non è che infelicità e noia. Ciò che stimola l’immaginazione è tutto ciò che è vago, indefinito, lontano, ignoto. Si viene a costruire una vera e propria teoria della visione: è piacevole, per le idee vaghe e indefinite che suscita, la vista impedita da un ostacolo (cfr.la siepe de L'infinito). Leopardi elenca tutta una serie di visioni e suoni suggestivi in quanto vaghi e indefiniti. Il bello poetico per Leopardi consiste dunque nel vago e nell’indefinito, queste immagini evocano sensazioni che ci hanno affascinati da fanciulli. La rimembranza diviene essenziale al sentimento poetico. Indefinito e rimembranza si fondono: la poesia non è che il recupero della visione immaginosa della fanciullezza attraverso la memoria. Leopardi nella sua produzione in versi segue puntualmente la poetica del vago e dell’indefinito.

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Ricapitolando:
  • L'uomo, per sua natura,  tende ad un piacere infinito che appare di per sè impossibile da raggiungere:
  • La Natura ha dotato l'uomo dell'immaginazione per figurarsi piaceri infiniti; e questa realtà illusoria costituisce una compensazione alla realtà infelice.
  • Ciò che stimola a costruire questa realtà parallela sono gli aspetti vaghi e indefiniti del reale (suoni, visioni...)
  • Il Bello poetico consiste nella scelta di tali sensazioni indefinite
  • La poetica del vago e dell'indefinito si fonde con la poetica della rimembranza; infatti le suggestioni del vago e dell'indefinito altro non sono che il ricordo di quelle provate durante la fanciullezza.

Dallo Zibaldone , le parole di Leopardi sulla teoria del piacere:

[165-172] Il sentimento della nullità di tutte le cose, la insufficienza di tutti i piaceri a riempierci l'animo, e la tendenza nostra verso un infinito che non comprendiamo, forse proviene da una cagione semplicissima, e più materiale che spirituale.
L'anima umana (e così tutti gli esseri viventi) desidera sempre essenzialmente, e mira unicamente, benché sotto mille aspetti, al piacere, ossia alla felicità, che considerandola bene, è tutt'uno col piacere. Questo desiderio e questa tendenza non ha limiti, perch'è ingenita o congenita coll'esistenza, e perciò non può aver fine in questo o quel piacere che non può essere infinito, ma solamente termina colla vita. E non ha limiti 1. né per durata, 2. né per estensione. Quindi non ci può essere nessun piacere che uguagli 1. né la sua durata, perché nessun piacere è eterno, 2. né la sua estensione, perché nessun piacere è immenso, ma la natura delle cose porta che tutto esista limitatamente e tutto abbia confini, e sia circoscritto.
Il detto desiderio del piacere non ha limiti per durata, perché, come ho detto non finisce se non coll'esistenza, e quindi l'uomo non esisterebbe se non provasse questo desiderio. Non ha limiti per estensione perch'è sostanziale in noi, non come desiderio di uno o più piaceri, ma come desiderio del piacere. Ora una tal natura porta con se materialmente l'infinità, perché ogni piacere è circoscritto, ma non il piacere la cui estensione è indeterminata, e l'anima amando sostanzialmente il piacere, abbraccia tutta l'estensione immaginabile di questo sentimento, senza poterla neppur concepire, perché non si può formare idea chiara di una cosa ch'ella desidera illimitata.
Veniamo alle conseguenze. Se tu desideri un cavallo, ti pare di desiderarlo come cavallo, e come un tal piacere, ma in fatti lo desideri come piacere astratto e illimitato. Quando giungi a possedere il cavallo,trovi un piacere necessariamente circoscritto, e senti un vuoto nell'anima, perché quel desiderio che tu avevi effettivamente, non resta pago. Se anche fosse possibile che restasse pago per estensione, non potrebbe per durata, perché la natura delle cose porta ancora che niente sia eterno. E posto che quella material cagione che ti ha dato un tal piacere una volta, ti resti sempre (p.e. tu hai desiderato la ricchezza, l'hai ottenuta, e per sempre), resterebbe materialmente, ma non più come cagione neppure di un tal piacere, perché questa è un'altra proprietà delle cose, che tutto si logori, e tutte le impressioni appoco a poco svaniscano, e che l'assuefazione, come toglie il dolore, così spenga il piacere.
Aggiungete che quando anche un piacere provato una volta ti durasse tutta la vita, non perciò l'animo sarebbe pago, perché il suo desiderio è anche infinito per estensione, così che quel tal piacere quando uguagliasse la durata di questo desiderio, non potendo uguagliarne l'estensione, il desiderio resterebbe sempre, o di piaceri sempre nuovi, come accade in fatti, o di un piacere che riempiesse tutta l'anima.
Quindi potrete facilmente concepire come il piacere sia cosa vanissima sempre, del che ci facciamo tanta maraviglia, come se ciò venisse da una sua natura particolare, quando il dolore la noia ec. non hanno questa qualità. Il fatto è che quando l'anima desidera una cosa piacevole, desidera la soddisfazione di un suo desiderio infinito, desidera veramente il piacere, e non un tal piacere; ora nel fatto trovando un piacere particolare, e non astratto, e che comprenda tutta l'estensione del piacere, ne segue che il suo desiderio non essendo soddisfatto di gran lunga, il piacere appena è piacere, perché non si tratta di una piccola ma di una somma inferiorità al desiderio e oltracciò alla speranza.
E perciò tutti i piaceri debbono esser misti di dispiacere, come proviamo, perché l'anima nell'ottenerli cerca avidamente quello che non può trovare, cioè una infinità di piacere, ossia la soddisfazione di un desiderio illimitato.
 

giovedì 21 novembre 2013

Le religioni nel mondo.


Come le lingue, anche le religioni rappresentano uno degli elemneti fondamentali delle identità e delle differenze culturali tra i popoli. Hanno sempre svolto un ruolo importante nelle varie società e il loro peso culturale è sempre stato rilevante nella storia del mondo.




Le religioni con maggiore estensione geografica e con maggior numero di seguaci sono il Cristianesimo, l'Islamismo, l'Induismo e il Buddismo. Il gruupo più numeroso è quello cristiano, con circa 2 miliardi di fedeli; a seguire i musulmani con 1 miliardo e 300 milioni di fedeli.
Inserisco un'utile carta con la distribuzione geografica delle religioni nel mondo.


Le piramidi dell'età

E’ uno strumento grafico che consente di rappresentare la struttura di una popolazione per sesso ed età.  L’asse verticale riporta le classi di età, mentre nella dimensione orizzontale è indicata la frequenza (in percentuale) della popolazione.
La rappresentazione grafica della popolazione per sesso ed età viene chiamata “piramide” perché la situazione tipica prevede la presenza di molti giovani e poi via via meno persone al crescere dell’età, come conseguenza dell’azione della mortalità. La punta rappresenta i pochi che arrivano alle età più avanzate.
Molte popolazioni sviluppate, come l’Italia, presentano oggi delle priramidi dell'età con una base più ristretta rispetto alla parte centrale, per effetto della denatalità che ha eroso la consistenza quantitativa delle nuove generazioni. La crescente longevità sta invece producendo una espansione del vertice.
La piramide è una fotografia della struttura della popolazione, ma porta in sé tracce delle dinamiche di natalità e mortalità passate oltre che di eventi specifici che hanno alterato congiunturalmente i comportamenti demografici. 



Queste piramidi dell’età sono grafici che illustrano la composizione della popolazione di Europa e Africa oggi: nel confronto emerge l’invecchiamento della popolazione europea, legata alla diminuzione delle nascite e all'innalzamento dell'età di morte; al contrario, la realtà africana caratterizzata da una popolazione molto giovane e da un elevato tasso di natalità e, contemporaneamente, un elevato tasso di mortalità.